Meditazioni/Conferenze - Le Reliquie presenti in Basilica e donate nel tempo all'Arciconfraternita - Date importanti per l'Arciconfraternita
Preghiera dell'Arciconfraternita ai santi Maurizio e Lazzaro
Glorioso san Maurizio,
hai coronato la tua vita terrena con la palma del martirio insieme ai tuoi compagni d'arme della Legione tebea spargendo il tuo sangue per Nostro Signore Gesù Cristo.
Come Patrono delle terre subalpine, sii di aiuto all'Italia che Ti invoca, ai nostri soldati che la servono, alle opere ospedaliere sorte nel Tuo nome per il sollievo degli infermi, a noi che spesso soffriamo fisicamente e spiritualmente.
Glorioso san Lazzaro,
nella malatta e nella povertà sei stato mirabile per umiltà e dignità; ora che sei nella gloria della visione di Dio, conforta i sofferenti; intercedi presso Dio per noi che siamo sovente nella tribolazione, proteggici dal maligno, fa che il male non corrompa il nostro cuore e aiutaci a crescere in sapienza e grazia in modo di piacere sempre più a Dio.
Santi nostri Protettori Maurizio e Lazzaro, con umiltà e fiducia a Voi ci rivolgiamo.
Amen
Sotto la pala di S. Francesco di Sales è conservato un quadro ovale rappresentante la miracolosa Vergine Addolorata, oggetto di venerazione e artefice di molti miracoli documentati, che riproduce un affresco seicentesco posizionato sulla parete esterna della chiesa. Negli archivi della confraternita si conservano le dichiarazioni giurate dei miracolati e dei testimoni dei fatti, raccolte dal notaio ducale.
Le Meditazioni
Il secondo giovedì del mese, nella sacrestia della Basilica, si tiene una meditazione spirituale o una conferenza storico-religiosa per il maggior approfondimento dei confratelli.
Di seguito alcune riflessioni delle passate meditazioni (formato pdf).
11 giugno 2015: l'Arciconfraternita in visita alla sacra Sindone. Opuscolo dedicato alla visita con una sintesi dei santi e beati piemontesi degli ultimi secoli. Approfondimento storico-scientifico del dott. Carlo Alberto Goria (pdf 15mb).
12 febbraio 2015: "Vivere la Quaresima in famiglia" - Rettore Padre Paul Ndè
27 novembre 2014: "Avvento: attesa gioiosa per coloro che cercano Dio" - Rettore Padre Paul Ndè
Inizio pagina
Le Reliquie presenti in Basilica e donate nel tempo all'Arciconfraternita
Queste reliquie di cui si farà la storia hanno diversa provenienza, alcune appartennero alla Confraternita della Santa Croce, molte a quella di San Maurizio ed altre furono donate a quella dei Santi Maurizio e Lazzaro, è giusto precisare alla Confraternita e non all’Ordine Mauriziano. Di seguito come e quando queste siano giunte nella Basilica, traendo i dati dalla ricca documentazione esistente in merito nell’Archivio della R. Arciconfraternita nel vol. 1 della categoria XIII. Queste e molte altre informazioni in merito si possono trovare nel volume "La Basilica Mauriziana. Una chiesa torinese raccontata dai suoi antichi fedeli e frequentatori" di Alberico Lo Faso di Serradifalco, Angelo Scordo, Maria Luisa Reviglio della Veneria, ed. Roberto Chiaromonte, disponibile in Basilica.
Reliquie dei Santi Alverio, Sebastiano, Colomba, Annone, Probo, Pontiano, Giustino, Innocenzo, Iovine, Quirino, Corona, Serafina, Relato.
Le reliquie di questi Martiri hanno provenienze diverse e appartenevano alla Confraternita di San Maurizio. Fra esse quelli di due Martiri della Legione Tebea (S. Alverio e S. Sebastiano), la stessa di San Maurizio, che con molto rincrescimento furono cedute alla confraternita torinese, sia pure in piccola parte, la prima dalla chiesa di Fossano, e la seconda da quella di Borgo San Dalmazzo.
15 luglio 1748
Il Cardinale delle Lanze, Arcivescovo di Nicosia e Grande Elemosiniere, attesta che gli sono state mostrate dalla Confraternita dei S.S. Maurizio e Lazzaro le reliquie dei Santi martiri Alverio e Sebastiano (costole) della legione Tebea, di San Dalmazzo (metacarpo), di San Colomba (un osso integro del braccio), di Pontiano, Giustino, Innocenzo, Iovine, Quirino, Corona, Serafina e Relato (parti di ossa) con la relativa documentazione che ne attesta l’autenticità, che fa collocare in un’urna di 24 once di altezza, 21 di lunghezza e 12 di larghezza e successivamente sigillare.
Reliquie di San Giovenale
Sono dono della famiglia Piccono che le aveva ottenute anch’ella in regalo dal Reverendo Padre Benigno da Bugella dell’ordine dei minori strettamente osservanti di San Francesco, alla Confraternita di San Maurizio. Sono oggi sistemate nella sacrestia della Basilica.
5 febbraio 1662
Il Vicario generale dell’Arcidiocesi di Torino, allora vacante, Carlo Francesco Castilioneus, attesta che gli si è presentato innanzi il sacerdote D. Benigno da Bugella, che gli ha presentato una cassa di legno con le reliquie di San Giovenale con i sigilli del Cardinale Ginetti vicario della città di Roma, donatagli dallo stesso dopo averle tratte dal cimitero di San Callisto a Roma. Riconosciuti sigilli e cassa e posti a sua volta i propri sigilli, il Vicario concede a D. Benigno di cedere cassa e reliquie a D. Pietro Maurizio Piccono.
16 luglio 1748
Il Cardinale delle Lanze attesta di aver trovato nella chiesa della Confraternita dei S.S. Maurizio e Lazzaro la cassa con le reliquie di San Giovenale
Reliquie di Sant’ Orsola
Le reliquie di Sant’Orsola furono donate alla Confraternita della Santa Croce da un frate francescano, Giovanni Battista da Strambino, che, a sua volta, le aveva ricevute da un altro francescano, Padre Bonaventura da Palazzolo, cui le aveva donate una nobile spagnola nel 1650. Esse furono sistemate nel 1662 nella Chiesa di San Paolo o Santa Croce, come era comunemente chiamata, sotto un altare che fu dedicato alla Santa e che fu poi rifatto del tutto alla fine del Seicento per conto della famiglia Galliziano. La festa di Sant’Orsola che si celebrava in corrispondenza di quella dell'Invenzione della Santa Croce, il 3 maggio, era anche la festa dedicata alle Consorelle ed era una delle maggiori celebrazioni prima della Confraternita della Santa Croce e poi dell’Arciconfraternita dei S.S. Maurizio e Lazzaro.
Diverse leggende corrono sulla vita e sul martirio di questa santa, il centro della cui venerazione è Colonia, città in cui
probabilmente visse. Una delle leggende prende le mosse dall’uccisione di un gran numero di vergini al tempo di Diocleziano e Massimiano. Nei secoli X e XI il fatto vien dato come avvenuto all’epoca dell’ invasione degli Unni nel 454 d.C., e le vergini in questione, tra cui Orsola, sarebbero state originarie della Bretagna. La storia parla di 11000 vergini uccise, ma il numero è frutto di una errata interpretazione di una epigrafe, in realtà esse sarebbero state 11. Orsola -figlia di un re di Bretagna- e le compagne che l’accompagnavano, stava andando sposa al figlio del re d’Inghilterra, convertitosi al cristianesimo per volere della fanciulla, che la leggenda vuole sia stato ucciso con lei e le sue compagne. E’ questa la versione oggi accreditata e quella cui faceva cenno il Messale Romano prima del Concilio Vaticano II. A proposito di questo Messale recitava l’orazione: “Deh concedici, Signore Dio nostro, di venerare con incessante devozione i trionfi delle tue sante Vergini e Martiri Orsola e Compagne, affichè festeggiamo almeno con umili ossequi coloro che non possiamo glorificare con mente degna”.
Ci fornisce qualche elemento in più relativo alla tradizione, alle diverse versioni relative alla vita e morte della Santa e alla sua fama, quanto si trova scritto nel “Manuale di Filotea” di D. Giuseppe Riva, penitenziere nella chiesa Metropolitana di Milano del 1897, ove è indicata come “la protrettrice del bisogno di morire coi SS. Sacramenti”. Riguardo ad ella, nelle Novene ai Santi si trova scritto:
“I. Per quel tenerissimo amore che voi portaste mai sempre a Gesù Cristo, per cui sebben principessa di nascita, allevata alla corte paterna, fornita di tutte le doti che sogliono avere nel mondo le più distinte fortune, e chiesta in isposa da un principe dei più rinomati d’ Europa, rimaneste ognor immobile nel gran proposito di conservar sempre intatta la vostra verginità, ..
II. Per quella magnanima risoluzione che voi sapeste insinuare a tutte le vergini vostre compagne di preferir gli sponsali di Gesù Cristo ai collocamenti più vantaggiosi coi più illustri personaggi del mondo, per qual giubilo che provaste, quando sorpresa la vostra nave da spaventosa tempesta che vi costrinse a prender porto presso l’imboccatura del Reno, e di là a Colonia, anzichè ai lidi della Gallia Belgica, ove eravate diretta, ricosceste esauditi i vostri voti, cadendo nelle mani dei barbari piuttosto che in quelle del duca Conano e degli altri ufficiali Brettoni che aspettavano voi e le vostre compagne in proprie spose.........
III. Per quell’ammirabil’intrepidezza colla quale sacrificaste unitamente alle vergini vostre compagne il sangue insieme alla vita, anzichè mancare alla fede giurata a Gesù vostro sposo, e per quelle infinite benedizioni che in ogni tempo spargeste sui vari beneficientissimi Ordini instituiti sotto la vostra protezione .......”.
La donazione delle reliquie della Santa alla Chiesa di San Paolo trova, con tutta probabilità, la sua ragione nel fatto che qui si era costituita, nell’ambito della Confraternita di Santa Croce, la Compagnia di Sant’Orsola.
23 settembre 1650
L’ambasciatore straordinario di Spagna presso i principi d’Italia, di Germania e la repubblica di Venezia, attesta di consegnare a Padre Bonaventura da Palazzolo alcune reliquie di San’Orsola e di altri santi, probabilmente di alcune sue compagne, con le carte che attestano l’autenticità delle stesse. Il tutto, dono dell’Arciduchessa di Insprues (da intendersi Innsbruck). La tradizione vuole che le reliquie di questa Santa siano conservate a Colonia, sul come e perchè ne sia venuta in possesso l’Arciduchessa nulla si può dire.
27 febbraio 1662
Il Prefetto e Cappellano pontificio attesta che reliquie di Sant’Orsola donate a Padre Bonaventura da un’Arciduchessa spagnola ed ora in possesso di Padre Giovanni Battista da Strambino sono donate alla Confraternita della Santa Croce per essere poste alla venerazione dei fedeli.
20 ottobre 1662
L’Arcivescovo di Torino rende noto che gli sono state mostrate reliquie autentiche di Sant’Orsola, un osso del mento e una parte del braccio con la solita formula concede l’autorizzazione perchè siano esposte alla venerazione dei fedeli.
Reliquie del corpo di San Teodoro
La reliquia fu offerta all’Arciconfraternita nel 1745 dal Cavaliere dei S.S. Maurizio e Lazzaro D. Gaspare Spatafora, un nobile
messinese investito del cavalierato nel 1714 e nel 1746 nominato Ricevidore della Sacra Religione a Roma e nello Stato Pontificio. La confraternita, a sua volta, ne interessò per il trasporto l’Ambasciatore di Sardegna alla Corte di Roma. La salma del santo con le relative prove di autenticità firmate dal prefetto apostolico, dopo essere stata tratta dalle catacombe di San Callisto giunse a Torino nel 1748 ove, per ignote ragioni, pervenne alla chiesa di San Filippo, da dove, il 25 luglio dello stesso anno, fu portata con una solenne processione nella Basilica Mauriziana e sistemata sotto l’altar maggiore. La festa di San Teodoro fu una delle principali celebrazioni per la Compagnia per tutto il Settecento e parte dell’Ottocento. Era celebrata nella seconda domenica di luglio.
S. Teodoro, soldato romano di origine orientale, durante le persecuzioni di Diocleziano rifiutò di sacrificare agli dei. Consigliato dai suoi superiori a pensar bene a quello che faceva diede fuoco al tempio di Cibele. Per questo subì il martirio.
9 agosto 1747
Il Cardinale Merani, Prefetto apostolico e assistente al Soglio pontificio attesta l’estrazione dal cimitero di San Callisto, da parte del Cardinale Guadagni, del corpo con un vaso di sangue di San Teodoro, reliquie che vengono cedute al Cav. Gaetano Spadafora con l’ autorizzazione di donarle ad altri anche al di fuori della città di Roma.
22 luglio 1748
Il Cardinale delle Lanze, Arcivescovo di Nicosia e Grande Elemosiniere dichiara che gli è stata mostrata dalla Confraternita dei S.S. Maurizio e Lazzaro le reliquie di S. Teodoro, il corpo con un vaso di sangue, estratta dal cimitero di S. Callisto in Roma dal Card. Guadagni, vice reggente dell’Alma Urbe. Esse son conservate in una cassa di legno munita di documenti autentici e di sigillo. Ordina che siano tolte dalla cassa con cui sono state trasportate e sistemate in una di maggiori dimensioni, “urna caelata ex ligno inargentato, partim vero ordinateq. deaurato egregia forma quadrangularis oblonga, altitud. unciarum viginti duarum, longitud.unc.m triginta sex, latitud. viginti trium circiter” e quindi vi appone il suo sigillo, dando l’autorizzazione a che le reliquie possano essere poste alla venerazione dei fedeli.
Reliquie del corpo di S. Rocco
Il corpo del Santo, morto a Montpellier nel 1327, era stato trasferito a Venezia nel 1485. Parte di esso, un braccio, fu donato a Carlo Emanuele I nel 1618 e una volta portato a Torino conservato nella Chiesa di San Paolo della Compagnia della Santa Croce. Di tale reliquia non si conosce ora più nulla. Essa non fu registrata fra quelle in possesso della Confraternita dei Santi Maurizio e Lazzaro, fu probabilmente ceduta alla confraternita di San Rocco, ma manca ogni documento relativo a questa cessione, se pure avvenne. Splendidamente miniato e conservato nell’Archivio della Confraternita resta invece il documento, un atto notarile, datato 4 febbraio 1618 con cui il Doge di Venezia cedette la reliquia a Carlo Emanuele I consegnandola, conservata in una custodia d’argento, al suo ambasciatore, Carlo Emanuele Scaglia conte di Sostegno, per essere ceduta alla Confraternita della Santa Croce in Torino.
13 maggio 1618
A Mons. Giovanni Battista Vignale, Vicario capitolare di Torino, viene presentata la cassa portata da Venezia con la reliquia di S. Rocco dal Conte di Scalia consistente nel braccio e gomito sinistro del Santo, il prelato riconosce l’autenticità delle dichiarazione veneziana. La reliquia è portata in processione alla Chiesa di San Paolo e consegnata al Priore Achille Nicolis perchè sia conservata nell’Oratorio dei confratelli. Non esiste più l’atto ufficiale di consegna, la cui esistenza ci viene segnalata da un inventario dell’archivio, del 1732, relativo a quanto si conservava della documentazione proveniente dalla Confraternita di S. Croce.
13 aprile 1620
L’ Arcivescovo di Arles per ordine del Re di Francia consegna al Priore Lamberto della Confraternita della Santa Croce, designato da Carlo Emanuele I, una reliquia di San Rocco da portare a Torino e collocare nella chiesa intitolata al santo. Anche questo documento non esiste più fra gli atti conservati ora in archivio, ma era anch’esso registrato tra quelli provenienti dalla Confraternita di S. Croce.
1735
Nell’inventario della Basilica del 1735 risulta esistente nel coro della Chiesa una cassetta d’argento con delle reliquie del Santo e non si fa nessun cenno al braccio, ora anche di questa non si ha più alcuna notizia.
Reliquie del corpo di San Maurizio
Le reliquie di San Maurizio, secondo il racconto che ne fà il Prunas-Tola, furono trasportate a Torino dall’Abazia di San Maurizio d’Agauno nel Vallese, per un accordo intercorso fra Carlo Emanuele I e la repubblica di Sion. Le spoglie del Santo giunsero a Torino, da Aosta, il 15 gennaio 1595 e furono deposte nella chiesa di San Giovanni. Con l’occasione entrarono nel numero delle ricorrenze del calendario del Piemonte due nuove feste, 22 settembre, anniversario del martirio del Santo, 15
gennaio, anniversario della traslazione del corpo del Santo a Torino. In seguito le spoglie di San Maurizio furono traslate nella cappella della Santa Sindone. Vittorio Amedeo III, presumibilmente nel 1787, ordinò all’Arcivescovo di Torino, Mons. Costa d’Arignano, che una reliquia di San Maurizio, consistente in una parte del braccio del santo, fosse data in consegna al Rettore della Basilica Mauriziana. Con una dichiarazione del 12 gennaio 1788, l’Arcivescovo attesta la consegna fatta nelle mani di D. Vittorio Amedeo Riccardino del braccio, o meglio del radio, del santo, lungo circa 12 oncie, rinchiuso in una custodia d’argento a forma di braccio. Il 14 dello stesso mese D. Carlo Emanuele Rosina, confessore del Re, rimetteva con atto notarile al Rettore della Basilica la reliquia ricevuta dall’Arcivescovo. I due documenti citati dal Prunas-Tola, che fornisce anche la posizione degli stessi all’interno dell’archivio dell’Arciconfraternita, non sono più conservati fra la documentazione esistente, e non erano peraltro neppure citati fra quelli presenti in archivio nell’inventario fatto immediatamente dopo la Restaurazione.
4 settembre 1814
Breve di Pio VII d’indulgenza plenaria per le feste della traslazione delle Reliquie di S. Maurizio, della Resurrezione di N.S. Gesù Cristo e dell’ Invenzione della Croce (non esiste agli atti il documento che è registrato però tra quelli presenti nell’archivio dell’ Arciconfraternita dei S.S. Maurizio a Lazzaro Croce agli inizi del XIX secolo).
19 ottobre 1845
L’ Arcivescovo di Torino attesta l’autenticità della reliquia del braccio di S. Maurizio anche se priva del sigillo, riconoscendola come tale per altri particolari.
14 gennaio 1911
Il Cardinale Agostino Richelmi, Arcivescovo di Torino, conferma l’autenticità della reliquia del braccio di San Maurizio.
Reliquia di una particella del mantello di S. Giuseppe sposo della Beata Vergine Maria
Una annotazione a penna sul retro della dichiarazione arcivescovile che attesta l’autenticità della reliquia recita: “Reliquia di S. Giuseppe regalata alla R. Basilica e Arciconfraternita dei S.S. Maurizio e Lazzaro dall’ Ill. Conte Vittorio Enrico Gianazzo di Pamparato Vittorio Cav. Mauriziano Sindaco della Fabbrica il 16 novembre 1897”. Da ciò si può presumere che tale reliquia sia giunta in Casa Gianazzo di Pamparato nel corso del Settecento e che sia stata conservata dalla famiglia per oltre un secolo, sino a quando non fu donata all’Arciconfraternita dei S.S. Maurizio e Lazzaro.
12 luglio 1761
L’ autenticità della particella del mantello di San Giuseppe, munita a sua volta di precedenti prove, è attestata dall’Arcivescovo di Torino. La reliquia era conservata in una piccola teca di metallo prezioso e cristallo. Essa non risulta al momento presente nella chiesa.
Reliquie della Santa Croce e del velo di Maria Santissima.
Si trova prova dell’esistenza di una scheggia della Santa Croce nell’inventario di quanto la Confraternita possieda nella Basilica del 1735 e successivamente nelle disposizioni relative alla sua esposizione in determinate occasioni. Non si ha alcuna notizia, né esiste documento che attesti come e quando essa sia pervenuta nella Basilica, né come non sia più presente oggi, malgrado la sua importanza sotto il profilo della tradizione. C’era certamente nel 1827, in quanto gli Statuti dell’Arciconfraternita ne stabilivano tempi, modi e giorni di esposizione, non è invece citata nei
documenti d’archivio del 1896 e ’98 in cui l’Arcivescovo di Torino riordinò e sistemò le reliquie dei Santi esistenti nella Basilica Mauriziana.
In merito alla reliquia della Santa Croce gli Statuti al capitolo Avvertenze, i paragrafi 6 e 12 recitano rispettivamente: “6 ....... Nel Venerdì Santo alle ore 2 pomeridiane si farà l’ esposizione del Santo Legno, e dopo gli Uffizii si darà la Benedizione colla Reliquia stessa, che sarà quindi data da baciare agli astanti” ..... 12. L’ esposizione della Reliquia del Santo Legno si farà ogni venerdì del mese di marzo alle ore sette del mattino, e continuerà sino all’ultima Messa. Si farà egualmente nel giorno dell’Esaltazione della Croce”.
E’ comunque opportuno rilevare che il nome della Confraternita di Santa Croce, che si trasformò per volere di Vittorio Amedeo II in Arciconfraternita dei S.S. Maurizio e Lazzaro dopo la sua unione con quella di S. Maurizio, non è in alcun modo legata al possesso da parte della Confraternita o alla presenza della reliquia nella Chiesa di San Paolo o all’Oratorio che ancora prima tale Compagnia occupava. Il nome discende dal vessillo che veniva portato in processione nel quale era dipinta una croce, essa era anche chiamata dei disciplinati di Santa Croce o dei Batutorum, una delle tante società nate nel corso del XIII e XIV secolo che erano dette società dei flagellanti.
Della presenza di una particella del velo della S. Vergine si ha notizia solo dalla ricognizione fatta nel 1898 dal Cardinale Arcivescovo di Torino, non si ha alcun elemento in merito ad essa che possa dare indicazione su chi l’abbia donata e quando. Presumibilmente, dopo il 1827, in quanto altrimenti di essa si sarebbe fatta menzione negli Statuti dell’ Arciconfraternita che elencano tutte le reliquie in possesso della Compagnia.
Ad ogni modo oggi non sono più nella Basilica, la croce entro la quale era incastonato il contenitore d’ argento in cui era riposta la scheggia della Croce di Cristo così come la particella di velo, han preso un’altra via. Non è improbabile che il funzionario dell’Ordine che nel 1952 trasferì il tutto nell’elenco degli oggetti di proprietà del Mauriziano, non sapesse neanche di cosa si trattava e che sia rimasto colpito dalla scatoletta d’ argento, i confratelli di allora peraltro non ne dovevano sapere più di lui.
Inizio pagina
Date importanti per l'Arciconfraternita
17 febbraio: San Teodoro. Dal Martirologio Romano: "Ad Amasea nel Ponto, la passione di San Teodoro, detto Tiro, il quale al tempo dell’imperatore Massimiano, per la testimonianza della fede cristiana fi sottoposto a crudeli torture, messo in carcere in ultimo fu bruciato vivo. San gregorio Nisseno ealta le sue gesta in un celebre discorso". Le sue reliquie riposano presso l'altare maggiore.
3 aprile (1729): Fondazione dell'Arciconfraternita dei Santi Maurizio e Lazzaro dall'unione dell'Arciconfraternita di Santa Croce (XIV secolo) e della Confraternita di san Maurizio (1603) per volere di S.M. Vittorio Amedeo II.
3 maggio: San Giovenale. Le sue reliquie riposano presso l'altare laterale di sinistra.
1° luglio (1679): Posa della prima pietra della Basilica. La cerimonia, che fu differita al successivo primo sabato di luglio a causa delle pioggia, si svolse alla presenza di Madama Reale, di Vittorio Amedeo II, di Emanuele Filiberto principe di Carignano, dei principi e principesse presenti in città, di molti cavalieri e dame di Corte, dei confratelli e delle consorelle della Confraternita.
La lapide di marmo posta nelle fondamenta della nuova chiesa, così recita: "Taurinorum Augustae ne sua desit Augustior Helena Costantino victorias, ne Victor Amedeus invideat Maria Joanna Baptista Allobrogorum et Ciprorum Regina Triumphali Cruci per quam regem vincerunt et imperant Basilicam ampliorem antique ruinis assurgere annuit Crucis et vexilli sodales, capto omine, ducti numine, se et sua auspicatissimo operi unanimes devoverunt. MDCLXXIX 1679"
La cosa curiosa è che sotto questa era stata posata un’altra lapide nella quale si trovava inciso il seguente testo:
"An MDCLXXIX Die Apostolorum Princibus Petro Paulo Sacra Maria Jo Bapta auspex pientissima Primum Crucis Basilica lapide posuit".
29 luglio: San Lazzaro. Dal Martirologio Romano. "Commemorazione di S. Lazzaro, fratello di S. Marta, che il Signore pianse morto e lo risuscitò, e Maria sua sorella, la quale mentre Marta era indaffarata per il suo lavoro, ella sedeva ai piedi di Gesù e ascoltava la sua parola".
15 settembre: Beata Vergina Maria Addolorata. Dal Martirologio Romano: "Stando in piedi sotto la croce di Gesù, fu associata intimamente e fedelmente alla salvifica passione del Figlio e si presentò come la novella Eva. Come la prima donna con la disobbedienza ci condusse alla morte così la mirabile obbedienza della Vergine ci donò la vita".
22 settembre: San Maurizio. Dal Martirologio Romano: "A Saint-Maurice-en-Valais in Svizzera, ricordo dei Santi martiri Maurizio, Essuperio, Candido, soldati, che, come narra S. Eucherio di Lione, con i loro compagni della Legione Tebana e il veterano Vittore, nobilitarono la storia della Chiesa con la loro gloriosa passione, venendo uccisi per Cristo sotto l’imperatore Massimiano". L'Arciconfraternita possiede il radio del Santo
21 ottobre: Sant'Orsola e compagne. Dal Martirologio Romano: "A Colonia, in Germania, ricordo delle sante vergini che portarono a termine la vita col martirio per Cristo, avvenuto laddove in seguito verrà edificata la basilica dedicata alla fanciulla Orsola, vergine innocente, sorta di modello del loro virtuoso comportamento". Era tradizione delle consorelle annoverare sant'Orsola quale loro patrona e festeggiarla il 3 maggio presso l'altare in cui riposano alcune sue reliquie.
Inizio pagina