Ingresso e pianta - Altare laterale di san Giovenale - Altare Maggiore - Organo - Cappella di sant'Orsola - Coro - Sacrestia - Cripta - Archivio storico
L’attuale Basilica è stata costruita sulla preesistente chiesa di S. Paolo, risalente al XII secolo, parrocchia dal XIII secolo, dipendenza dall'Abbazia di S. Solutore.
Nel 1572, la chiesa fu acquistata dalla Confraternita della Santa Croce, esistente già prima del 1350. Quest’ultima si riuniva in un oratorio nei pressi delle mura, vicino al Quartiere degli Svizzeri, e vedeva le sue funzioni costantemente disturbate dal suono dei tamburi. La Chiesa di San Paolo, da allora, fu meglio nota popolarmente come chiesa “della Santa Croce”.
La Confraternita, divenuta nel 1608 Arciconfraternita di S. Croce, provvide ad una serie di abbellimenti; nel 1650 fece realizzare dall’architetto Francesco Lanfranchi (1610†1669) l’altare maggiore.
Successivamente la chiesa risultò insufficiente per le esigenze del sodalizio.
Nel 1679 fu pertanto deciso di costruire un nuovo tempio; fu fatta una gara cui parteciparono alcuni architetti locali. Inizialmente fu prescelto il disegno presentato dall’architetto Michelangelo Morello (1622†1685), poi, per divergenze insorte fra questi e la Confraternita, fu rescisso il contratto e l’incarico fu affidato ad Antonio Bettino, architetto luganese, collaboratore di Guarino Guarini (1624†1683) nella Cappella della Sindone e progettista dell’antico Regio Ospizio dei Poveri in via Po. La prima pietra fu posta il 1° luglio del 1679 alla presenza di Madama Reale e di tutta la Corte.
Nel 1699 gran parte dei lavori nella chiesa erano ultimati e nel 1701 fu completata la costruzione del campanile; l’anno successivo l’Arcivescovo di Torino Michele Antonio Vibò (1630†1713) benedì le campane.
Nel 1703, Antonio Bertola (1647†1715), membro dell’Arciconfraternita, ebbe l’incarico di disegnare il nuovo altare, oggi esistente.
La chiesa nel 1704 era quasi del tutto completata; rimanevano da terminare la cupola, da costruire il cupolino e da realizzare la facciata ed una nuova sacrestia. La guerra di successione spagnola e la mancanza di fondi impedirono il completamento dei lavori.
Nel 1729 Vittorio Amedeo II, che da tempo desiderava assegnare una chiesa all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, quale Basilica Magistrale, ingiunse alla Confraternita di Santa Croce di cedere la chiesa detta della Santa Croce, già di San Paolo, all’Ordine Mauriziano. Per ricompensare la Confraternita decise di creare un nuovo sodalizio unendola alla Confraternita di San Maurizio (1603) e creando quindi il 3 aprile 1729 con specifica bolla la Regia Arciconfraternita dei SS. Maurizio e Lazzaro (a sinistra).
S. Maurizio (martire della Legione Tebea) e S. Lazzaro sono rispettivamente il primo patrono dei domini sabaudi e protettore della Forze Armate Italiane, in particolare degli Alpini, ed il secondo patrono degli ospedali e dei lebbrosari; a loro si ispirano le attività militari e ospedaliere dell'Ordine Mauriziano.
INGRESSO E PIANTA
La facciata della chiesa, su incarico di Carlo Alberto, fu realizzata negli anni
1835-36 dall’ing. Carlo Bernardo Mosca (1792†1867), noto per avere progettato il
ponte ad unica arcata di c.Giulio Cesare sulla Dora, presenta un pronao tetrastilo
con colonne corinzie e un frontone triangolare; il pronao è preceduto da una scalinata
semicircolare di 5 gradini.
L’ing. Mosca provvide inoltre a riformare e abbellire l’esterno della cupola.
Fra le colonne ai fianchi del portone d’ingresso, sono poste due statue che
rappresentano i S.S. Maurizio e Lazzaro, opera di Silvestro Simonetta e Giovanni
Albertoni; nel corso della seconda guerra mondiale la statua di S.Maurizio fu danneggiata
e perciò sostituita (il reperto è conservato nella cripta).
Nell’interno, a pianta ottagonale, disegnato da Antonio Bettino si osservano otto colonne costituite ciascuna da 10 pezzi sovrapposti in pietra di Gassino, tagliate orizzontalmente le cui
sezioni si riducono in altezza
verso l’alto (dando l’impressione
ottica di rastrematura) e
scanalate verticalmente, creano giochi di luci ed ombre.
All’ingresso della chiesa, sovrastata dall’organo, si trova una bussola in legno commissionata nel 1695 all’artigiano torinese Bartolomeo Ceruto su disegno di
Luigi Gazeta della Porta Nova. Entrando dalla porta di sinistra e alzando gli occhi si nota una lapide che ricorda i fratelli Roccati, appartenenti all’Arciconfraternita della Santa Croce che furono generosi finanziatori della costruzione della chiesa.
A sinistra entrando una lapide in marmo nero ricorda i caduti della prima
Guerra Mondiale; essa fu consacrata nel 1922 dal Cardinale Arcivescovo di Torino
Agostino Richelmy alla presenza del Principe di Udine, del duca di Pistoia e
dell’On. Boselli, primo segretario del Re per l’Ordine.
Nelle pareti, fra le colonne, sono presenti degli affreschi di Francesco Gonin (1808 †1889) raffiguranti le tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità nonché l’Angelo che porta la parola di Dio.
Negli affreschi dei pennacchi (parte alta di raccordo delle pareti su cui poggia la cupola, a volte affrescate), sempre del Gonin, più recenti rispetto alla costruzione
della chiesa, sono raffigurati nell’ordine:
- ai lati dell’altare (da sinistra a destra): S. Maurizio, S. Lazzaro;
- rivolgendosi all’organo (da destra a sinistra): il Beato Amedeo IX di Savoia ,il Beato Umberto III di Savoia.
La realizzazione del tutto fu finanziata da Vittorio Emanuele II nel 1858-1859,
e nell’occasione si arricchì la basilica di marmi, suppellettili e dorature, per opera
del cav. Domenico FERRI, come ricordato nella lapide marmorea
del corridoio di accesso alla Sacrestia.
Nella cupola è dipinto (1859) il trionfo della croce, opera di Paolo Emilio Morgari (1815†1882).
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L’ ALTARE LATERALE SINISTRO (dedicato a S. Giovenale)
L’altare laterale sinistro fu fatto realizzare nel 1695 su commissione di Michel’Angelo Marchisio, membro dell’Arciconfraternita della Santa Croce; presso questo altare si svolgevano le funzioni della Compagnia del Suffragio, ospitata nella Chiesa.
Orna l’altare la pala di San Francesco di Sales orante dinnanzi alla Vergine tra le anime del Purgatorio, opera del pittore torinese Michele Antonio Milocco 1690†1772, donato dAlla citata Compagnia del Suffragio nel 1737. Gli eredi Marchisio si opposero alla collocazione della pala sull’altare ritenuto di loro patronato; ne derivò una controversia, risolta dal Consiglio dell’Arciconfraternita, con una transazione in forza della quale i Marchisio acquistarono dall’Arciconfraternita la pala di San Francesco di Sales e contestualmente gliela donarono.
La pala d’altare in questione alcuni anni fa è stata oggetto di restauro (pagato da un membro della Confraternita) e riposizionata nel 2010. Sotto la pala di S. Francesco di Sales è conservato un quadro ovale rappresentante la miracolosa Vergine Addolorata, oggetto di venerazione e artefice di molti miracoli documentati, che riproduce un affresco seicentesco posizionato sulla parete esterna della chiesa. Negli archivi della confraternita si conservano le dichiarazioni giurate dei miracolati e dei testimoni dei fatti, raccolte dal notaio ducale.
L’altare raccoglie le reliquie di San Giovenale (composte in un’urna di legno dorato e vetro) tratte dalle catacombe di S. Callisto a Roma che furono portate a Torino nella seconda metà del Seicento e donate alla confraternita di S. Maurizio; le reliquie furono traslate nella basilica nel 1729 in occasione della fusione delle confraternite della S. Croce e di S. Maurizio.
Due statue di S. Giuseppe e di Sant’Antonio da Padova poste ai lati dell’altare, risalenti all’inizio del Novecento, sono state donate da due Rettori della basilica.
Sulla sommità dell’altare è collocato lo stemma della famiglia Marchisio.
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L’ ALTARE MAGGIORE
L’altare maggiore fu realizzato nel 1703 su disegno del Bertola in sostituzione di quello precedente del Lanfranchi. Esso è sovrastato da un Crocifisso tardo seicentesco di legno dorato; in precedenza, al posto del crocifisso, era collocata la statua del Sacro Cuore, ora all’altare laterale, e in seguito un grande Cristo Redentore, ora sito nel corridoio della sacrestia.
L’altare è ornato da quattro statue di santi in legno dorato opere della seconda metà del Settecento, attribuite ad Ignazio Perucca (1707†1780) e dedicate a san Maurizio, san Lazzaro, san Massimo e san Secondo.
Sotto la mensa eucaristica è conservato il corpo di S. Teodoro, proveniente dalle catacombe di San Callisto in Roma e donato alla Confraternita dal Cav. D. Gaspare Spadafora, nobile messinese, rappresentante dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro a Roma. Esso fu traslato nella Basilica con una fastosa cerimonia nel 1748; la celebrazione della festa di questo santo fu per secoli una delle principali cerimonie dell’Arciconfraternita.
Ai lati dell’Altare sono presenti due lapidi a ricordo dei Gran Maestri dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro fino a Vittorio Emanuele II. Gli stucchi e gli ornati sono stati realizzati dal cav. Domenico Ferri.
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L’ ORGANO
Di fronte all’Altare Maggiore, sopra la bussola del portale d’ingresso, è collocato l’organo, costruito nel 1829 da Luigi Concone (†1842), celebre costruttore di tale tipo di strumento; la realizzazione dell’ organo fu possibile grazie ad una donazione di Carlo Felice di 10.000 Lire.
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Il CORO
Alle spalle dell’Altare Maggiore si apre il coro circolare i cui stalli furono realizzati da Carlo Maria Ugliengo, minusiere, collaboratore di Filippo Juvarra.
Al centro del coro è presente una vetrata nella quale è raffigurato S. Paolo, a cui la chiesa era in origine dedicata; l’antica vetrata andata distrutta nel corso della Seconda Guerra Mondiale, fu sostituita in epoca recente.
Nella cupola del coro è presente un affresco dell’Assunzione della Vergine, già dipinto dal Bianchi agli inizi del Settecento e ridipinto nel XIX secolo da Rodolfo Morgari (1827†1909); l’affresco è deteriorato per infiltrazioni d’acqua.
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LA CAPPELLA di S. ORSOLA
Sulla destra si apre la cappella dedicata a S. Orsola, eretta nel 1727 da Apollonia Caterina Galliziano nata Coletta. a seguito di un lascito del marito Domenico, membro dell’Arciconfraternita della Santa Croce. Sopra l’altare si erge la pala attribuita al pittore milanese Giovanni Pietro Scotti raffigurante S. Orsola e le sue compagne che si rivolgono alla Vergine. L’altare è sovrastato dallo stemma dei Galliziano. Sotto l’altare sono conservate le reliquie di Sant’Orsola, donate da una nobile spagnola ad un frate francescano nel corso del Seicento e da questi cedute alla Confraternita della Santa Croce.
Assieme alle reliquie di questa santa vi sono anche quelle di altre sante, provenienti da Roma (le sante Colomba, Serafina, Coronata, Bonosa, Giustina). Sulla sinistra dell’altare, la statua del Sacro Cuore di Gesù di grande devozione popolare (metà 800).
◄Sulla destra la scultura settecentesca in legno, di autore ignoto, di grande espressività e di notevole fattura, del Cristo dopo la flagellazione, indicato nelle carte della Confraternita come Ecce Homo (interessante articolo apparso su Seetorino.com dedicato all'opera).
I confessionali ed il pulpito furono disegnati da Carlo Ceppi (1829†1921), e intagliati da Giovanni Carlo Tamone.
Vicino all’altare, sul lato destro, è presente un trittico a ricordo dei Santi Piemontesi (San Giuseppe Cottolengo, San Giovanni Bosco, San Giuseppe Cafasso) in una cornice dorata.
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LA SACRESTIA
Nel corridoio che immette nella Sacrestia troviamo:
◄- in alto, un Cristo Redentore opera di metà ‘700 che in origine poggiava su una grande croce dorata;
- sopra la porta, un paliotto d’altare, di scuola piemontese, realizzato nel 1769, raffigurante S.Giovenale.▼
Nella sacrestia, realizzata nel 1779 da Giovanni Battista Feroggio (1723†1795), a cura dell’Arciconfraternita, è conservato lo stendardo della stessa.
Sopra la porta della Sacrestia è esposto un dipinto di Giovanni Antonio Recchi (fine sec. XVII) raffigurante San Maurizio.
Di fronte all’entrata della sacrestia, sopra l’altare, è conservata una macchina processionale in cartapesta che raffigura Cristo Risorto, realizzato alla metà del XVIII secolo dalla bottega del luganese Carlo Giuseppe Plura (1663†1737) su disegno di Francesco Ladatte (1706†1787), in sostituzione di quella originale deteriorata; la macchina processionale faceva parte di una serie di quattro che venivano utilizzate in occasione della processione della Resurrezione.
Lo stendardo dell’Arciconfraternita è posto a destra dell’altare; in un’urna sotto il tabernacolo sono conservate le reliquie di santi provenienti da varie località del Piemonte.
I mobili in noce della Sacrestia risalgono alla seconda metà del XVIII sec.; tra le finestre sono esposti due busti contenenti le reliquie di s. Giovenale e s. Sebastiano, entrambi appartenenti alla Legione Tebea.
Nella parete a destra entrando, sopra le porte vi sono due ovali in cui sono raffigurati:
- a sinistra, s. Giovanni Evangelista, del 1° quarto dell’800;
- a destra, l’Educazione di Maria Vergine, di metà ‘700.
Nella sala del consiglio, a fianco della sacrestia, sono conservati due quadri:
il primo, della prima metà del XVIII sec.,opera di A. Lasagno, che riproduce la processione, che si svolgeva in piazza Castello di fronte al palazzo Reale in cui sono rappresentate quattro macchine processionali;
il secondo, dell’ultimo quarto del XVIII sec., rappresentante “L’estasi di San Maurizio” del pittore Felice Cervetti (1718†1779) che operò anche al Santuario della Consolata.
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LA CRIPTA
Sotto la Basilica esisteva ed esiste ancora una cripta, costituita da una cappella a forma circolare e quindi da un’unica navata. La cappella fu realizzata nel corso dei lavori della nuova chiesa mentre il resto riproduce la pianta dell’originaria chiesa di san Paolo. Richieste di sepoltura in quest’area con relativi lasciti si trovano nei documenti d’archivio della Confraternita sin dall’inizio del Seicento. Nella cripta avevano diritto di essere sepolti i membri della Confraternita e i poveri che morivano nel vicino ospedale. Si trovano 8 depositi, inizialmente distinti per sesso, ed in almeno un paio di essi furono sepolti anche i soldati caduti sulle mura durante l’assedio di Torino del 1706. Nella cappella ogni mattina alle sette si celebrava la Santa Messa a suffragio delle anime di defunti.
Tra le tombe presenti sono di particolare rilievo i reperti araldici presenti in alcune
lapidi, fra le quali citiamo:
- Vittorio Ludovico HALLOT des HAYES, conte di Dorzano († 1790) Viceré di
Sardegna e del figlio di questi Vittorio Luigi Maria premotogli († 1777).
- Giuseppe OSSORIO († 1763), nobile siciliano
entrato alla corte di Vittorio Amedeo II nel 1714 come
paggio, fu fatto specializzare dal sovrano nelle lingue
straniere e negli studi politici. Divenne ben presto un
diplomatico incaricato di importanti missioni; rimpiazzò il
Marchese d’Ormea di cui fu continuatore nella politica
estera. La sua abilità diplomatica era così nota nelle cancellerie europee
che venne coniata la battuta “è da temere meno un esercito, che un
Congresso diplomatico con Ossorio”. Fu insignito
del Collare della Santissima Annunziata.
- Gaspare Giuseppe SOLARO di MORETTA (†1798),
tenente generale di fanteria poi generale; fu nominato
cavaliere della SS. Annunziata da Carlo Emanuele III.
-
Pietro Domenico OLIVERO († 1754), Regio Pittore; di lui Luciano Tamburini
scrisse “……. protetto dal Marchese d’Ormea, ministro del Re, fu chiamato
ad operare nelle residenze reali di Rivoli e della Venaria …..”
- Il Conte Giuseppe Ignazio BERTOLA d’Exilles, primo ingegnere delle Scuole
di artiglieria, figlio (adottivo) di Antonio
BERTOLA; questi si distinse potenziando
le difese e le fortificazioni della Cittadella
di Torino alla vigilia dell’assedio
del 1706.
In questa sala sono raccolte le presunte ossa, trasportate
da Nizza, di M.ma Beatrice Duchessa di Savoia, madre
del Duca Em.le Filiberto ricordate con questa lapide.
Interessanti articoli dedicati alla cripta apparsi sul blog "La civetta di Torino". Il primo dedicato alla storia della cripta ed il secondo ai personaggi illustri sepolti.
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L'ARCHIVIO
L’Arciconfraternita possiede un importante archivio che è stato revisionato e condizionato nel 2014; nel complesso si tratta di 154 mazzi (faldoni dorso cm. 15) e 5 cartelle, per complessivi 1.897 fascicoli con 44 pergamene; il documento più antico risale al 1370. L’archivio comprende i documenti dell’Arciconfraternita di S. Croce, della Confraternita di S. Maurizio, della Parrocchia di S. Paolo e dell’Arciconfraternita dei SS. Maurizio e Lazzaro.
E' disponibile in Basilica il volume "La Basilica Mauriziana. Una chiesa torinese raccontata dai suoi antichi fedeli e frequentatori" di Alberico Lo Faso di Serradifalco, Angelo Scordo, Maria Luisa Reviglio della Veneria, ed. Roberto Chiaromonte.
Prezzo di vendita in libreria di euro 60. Offerta in Basilica per le opere dell'Arciconfraternita di euro 25.
Si ringrazia per la collaborazione di questi testi il signor Armando Toscano, autore anche dell'opuscolo informativo "Cenni storici".
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